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MUSEO



FASI DI LAVORAZIONE
Il diagramma di lavorazione prevedeva che il grano duro o tenero, per mezzo di una tramoggia, venisse depositato in un silos (oggi non più esistente) in attesa di iniziare la pulitura e la macinazione.
PULITURA
La pulitura si articola in due operazioni distinte.
Pulitura a secco: mediante l´uso di aspiratori e di rulli "svecciatoi" veniva aspirata la polvere e separata la paglia, le impurità, i semi di altri cereali presenti ed i chicchi spezzati utilizzati nell´alimentazione zootecnica.
Pulitura umida: attraverso la lavatura con acqua, oltre ad inumidire il chicco, si eliminavano i sassolini ed i semi delle erbe infestanti che, non galleggiando, precipitavano nella vasca di pulitura.
Il grano pulito veniva stivato, attraverso nastri trasportatori a tazze, nei cassoni "d´attesa" dove veniva mantenuto umido per 7-8 ore prima della macinazione.
MACINAZIONE
Il grano, dai cassoni "d´attesa", passava ad una bilancia meccanica che determinava la quantità ottimale (circa 10 chilogrammi) da sottoporre alla macinazione.
Effettuata la prima "frantumazione", per mezzo di elevatori a nastro, il macinato veniva sollevato al terzo piano ed immesso in due macchine a "buratto piano oscillante" per la prima setacciatura, effettuata la quale, sempre tramite trasportatori, passava al piano sottostante per la seconda setacciatura. Quindi la granella era convogliata nella successiva fresatrice, ripetendo il ciclo fino a 12 volte finché il chicco, spogliato dalle sue parti, si trasformava in morbida farina.
Con un impianto ad aspirazione ed attraverso appositi filtri avveniva il recupero del pulviscolo della setacciatura ottenendo un ulteriore sottoprodotto per uso zootecnico.
Il mulino era in grado di macinare 5-6 quintali/ora.
PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE
· Farina per la panificazione.
· Semola di grano duro per la pastificazione.
· Farinaccio.
· Tritello.
· Crusca e cruschello.
RESA
La resa media per quintale di grano era del 75% di farina da destinare all´alimentazione e del 25% in sottoprodotti ad uso zootecnico.
Durante la guerra mondiale la percentuale di farine da destinare alla produzione alimentare si aggirò intorno al 92%, il che significò la commercializzazione di prodotti grossolani, ma necessari, per affrontare il periodo d´emergenza.

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